Ciliegie “in tutte le salse” le ciliegie di Pecetto. Nel secolo XIX le ciliegie venivano vendute assieme a uova, animali di bassa corte, ortaggi e altra frutta ai mercati di Torino. La vicinanza ai mercati di Torino era un fattore molto importante per un frutto così delicato, in tempi in cui i trasporti erano a traino animale.
I ciliegi a dir la verità erano coltivati come tutori alle testate dei filari di vite, dove le vigne ricoprivano il paesaggio. Dalla metà del Novecento si incrementò la coltivazione di ciliegio, che trovò in questa zona ottime condizioni climatiche.
Distinguiamo due varietà di ciliegie dolci, in base alla consistenza della polpa: le tenerine o semplicemente "ciliegie" – in piemontese cirese o cerese – e i duroni – grafion in piemontese. Entrambi i gruppi comprendono varietà a buccia rossa oppure chiara (con sfumature rosse).
Le ciliegie acide invece si distinguono in amarene, visciole o griotte e marasche. In queste zone troviamo la Griotta o Amarena di Trofarello e da una quarantina d'anni la griotta Marisa.
Per saperne di più
La coltivazione del ciliegio è stata introdotta nella collina torinese presumibilmente dagli antichi Romani (nella colonia di Carreum Potentia), ma sarebbero stati i Savoia regnanti a Torino e gli eremiti Camaldolesi dell'Eremo nei secoli XVII e XVIII a contribuire alla sua diffusione nella zona di Pecetto.
Nel secolo XIX la coltivazione del ciliegio era una produzione che integrava l'economia famigliare agricola nei comuni collinari prossimi alla città di Torino.
Il favorevole ambiente pedo-climatico alla produzione cerasicola, grazie all'esposizione a sud e al riparo dai venti freddi settentrionali e dalle gelate tardive, costituisce un microclima frutticolo ideale.
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