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Vitigni minori, vini rari

Viticoltura eroica e antichi vitigni nelle valli valdesi

Da sempre nelle valli Chisone e Germanasca la viticoltura è praticata sui ripidi versanti delle montagne, sino ad altitudini considerate estreme per la vite. Vecchissime vigne plurivarietali sono preziose raccolte di biodiversità: vitigni quasi estinti sopravvissuti in pochi esemplari, che è stato possibile rempiantare per studiarne le caratteristiche in vigna e in cantina.

Alcuni vecchi vitigni autoctoni costituiscono la base del vino Ramìe, dal 1996 “Pinerolese DOC”.

Prodotto principalmente con i vitigni Avanà, Neretto, Averengo, ed altri vitigni a bacca nera non aromatici, è un vino dal sapore fresco e asciutto, con sentori di frutti di bosco e di colore rosso intenso. Da abbinare a salumi e formaggi locali, frittate e torte salate.

Per saperne di più sul Ramie
I documenti riferiscono della presenza di vigneti fin dal XIV secolo. Nel dialetto locale significa cataste di legno: probabilmente deriva dalle ramaglie accumulate sui versanti rocciosi per creare un substrato adatto ad ospitare le viti.

Il vino in Piemonte: la Preistoria, i Celti, i Romani

Studi genetici condotti su reperti archeologici indicano la presenza della vite in Piemonte già nel neolitico. Nel I milennio a.C. i Celti, discesi nel Nord Italia, appresero dalle popolazioni etrusche le tecniche di colture della vite, sviluppandola in Piemonte.

Dal III secolo a.C. i Romani risalirono fino alla regione subalpina, fondando un gran numero di colonie: a Cavour recenti scavi hanno portato alla luce tracce di un’antica via romana, probabile linea di confine tra centurie (via Barrata). Gli insediamenti romani sulla Rocca di Cavour hanno lasciato tracce di coltivazione della vite sul versante sud di quel rilievo.

A Costigliole Saluzzo, tra i resti di un’antica villa rustica di epoca romana, sono emerse tracce di un articolato impianto di produzione vinicola, composto da tre fosse di pigiatura e due vasche per la raccolta del vino.
Ancora oggi sono numerosi i termini dialettali propri dell’industria enologica che hanno chiara origine celtica: bunda, bondon, brenta, bricco.

I vini in Val di Susa – una storia millenaria

La diffusione della viticoltura in Val di Susa, introdotta in epoca romana, continuò per secoli, soprattutto grazie al passaggio della Via Fracigena, che collegava la Lombardia con la Provenza. Lungo questa strada mercantile le abbazie, le locande e le taverne, dislocate in ogni villaggio, proponevano ai viandanti esclusivamente il vino locale.

In diverse zone della Valle si possono ancora ammirare i terrazzamenti sostenuti da muretti a secco che testimoniano la presenza di una viticoltura eroica in Valle di Susa sin dal XVI secolo, quando le azioni belliche in fondo alla vallata costrinsero la popolazione ad insediarsi nelle fasce più scoscese.

Terra di passaggio, la Valle di Susa ha mantenuto nella Storia un panorama enologico ricco di vitigni caratteristici quali Avanà, Becquét, Baratuciàt, Chatus, Grisa Rousa, Grisa nera, Gros blanc, Carcairùn ‘d Fransa (o Gamay). Nel 1997 è stata approvata la DOC Valsusa, e due anni più tardi si è costituito il Consorzio per la tutela e la valorizzazione del Valsusa DOC.

Per saperne di più sulla viticoltura in Valsusa
La viticoltura in Valle di Susa affonda le sue radici nell’epoca pre-romana: lo testimoniano reperti rinvenuti nel sito archeologico della “Maddalena”, situato a Chiomonte.
Il Comune di Chiomonte è fortemente legato alla vite come testimoniato dallo stesso stemma comunale: due tralci con due grappoli d’uva, uno bianco, l’altro nero e la scritta “Jamais sans toi”.
La cristianizzazione portò, anche in Piemonte, ad elevare ulteriormente il ruolo della vite (pianta di rilevanza centrale in numerosi passi evangelici) e del vino (bevanda sacra per eccellenza, simbolo del sacrificio di Cristo), rendendoli anche soggetti centrali nelle decorazioni pittoriche ed architettoniche dell’epoca.

Risale al 739 d.C. il “Testamento di Abbone”, fondatore dell’Abbazia della Novalesa, da cui emerge l’importanza della viticoltura nella valle: il suo lascito era costituito anche da terreni coltivati a vite. Altre testimonianze storiche risalgono all’anno mille quando, nel comune di Chiomonte, vi erano terre coltivate dalla Prevostura di Oulx col vitigno Avanà nella regione Segneur.
Oggi la viticoltura valsusina si estende dal comune di Almese, risalendo la sinistra orografica della Dora Riparia fino ai comuni di Chiomonte ed Exlles; è proprio in borgata San Colombano di Exilles che si può ammirare a quota 1200 una delle vigne più alte delle Alpi e d’Europa.

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