Nel Palazzo degli Istituti Anatomici, a fianco del Museo di Anatomia Umana «Luigi Rolando», del Museo di Antropologia Criminale «Cesare Lombroso» è esposta la straordinaria collezione di sculture in resina realizzata da Francesco Garnier-Valletti: oltre 1000 riproduzioni di frutti tra mele, pere, fichi, albicocche, pesche e ancora grappoli d’uva, patate, agrumi, fragole e ciliegie.
Esemplari unici per tecnica e verosimiglianza, specchio della biodiversità agricola piemontese.
Francesco Garnier – Valletti
Nel 1853, il vivaista savoiardo Burdin, aveva proposto a Garnier Valletti di dar vita ad una una “Società del Museo Pomologico”. Francesco Garnier Valletti, nato a Giaveno nel 1808, venne nominato “modellatore” dalla Società, che lo incaricò di eseguire i calchi delle migliori varietà di frutta coltivati nei giardini dei soci. L’artista-studioso era rientrato a Torino dai suoi soggiorni presso le corti di Vienna e Pietroburgo a metà del secolo. In estrema economia, riuscì a realizzare una ricca collezione, producendo anche in proprio e tentando di vendere a privati, scuole e varie istituzioni.
Il “Catalogo in 3D” della pomologia
Il «fiore del suo segreto», scoperto (come scrive lui stesso) in sogno, la notte del 5 marzo 1858, era un impasto da lavorare a caldo di resina drammar e polvere di alabastro, che rende i suoi frutti pressoché inalterabili, immuni alle offese del tempo e dell’incuria. Il risultato è così simile al vero che, racconta, “i Membri del Congresso Pomologico di Vienna…vollero espressamente che le mie imitazioni fossero miste e confuse colle frutta naturali congeneri, onde constatarne l’esatta imitazione. Le difficoltà nel distinguere le frutta artificiali dalle naturali” valsero all’artista il primo premio.
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