Simbolo indiscusso di Torino, a due passi del centro storico, la struttura che oggi ospita il Museo del Cinema sorse in realtà in quelli che all’epoca erano i sobborghi della capitale sabauda.
Quando nel 1848 Carlo Alberto con regie patenti conferisce libertà di culto, è una gara per le fedi fino ad allora professate di nascosto a mettersi in mostra. I luoghi di costruzione sono le periferie della città, i luoghi ancora liberi e in un certo senso “laici”. La comunità ebraica cerca la visibilità maggiore disegnando quella che dal nome del suo architetto diverrà la Mole Antonelliana. Un edificio grandioso che la comunità stessa non riuscirà a completare, e che per anni rimarrà senza destinazione fino a trovare una vocazione con il Museo del Cinema solo negli anni più recenti. La comunità valdese si affaccia dall’altra parte di Torino, con il tempio che dà su corso Vittorio. Entrambe le costruzioni erano sproporzionate per il bisogno della comunità, ma erano il segno di una libertà di culto tanto attesa da giustificare lo sforzo.
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